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VERONA. Una nevicata breve e intensa. Seguita dagli allerta dei bollettini. Non serve: gli sciatori escono in cerca di «polvere» fresca, le valanghe cominciano a staccarsi, strato spesso e incoerente caduto troppo in fretta e seguito da temperature in rialzo, quasi autunnali. Da Natale in poi la somma delle vittime supera le dita di due mani. Nevicherà ancora, presto. L’allerta resta elevato (tra terzo e quarto grado su una scala di cinque) sull’arco alpino e sulle Prealpi.
Non esiste «montagna di casa», non c’è «campo giochi» sicuro. Il rischio non è però legato necessariamente alla pratica dello sci in tutte le sue forme, o all'escursionismo-alpinismo invernale, quanto a precise condizioni meteo-ambientali che, se non conosciute a fondo, generano le condizioni per l'incidente. La fatalità, in montagna come nella vita quotidiana, ha un peso, è la beffa inattesa: ma le tragedie di cui riferiscono le cronache recenti (e delle stagioni passate) quasi mai hanno a che fare con essa. Vale anche per il Veronese, per il Baldo e il Carega, terreno di escursione e di allenamento per ... [per continuare a leggere, fai clic sul link qui in basso]
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