di Claudio Loreto
Fuori, nel buio, il vento ululava rabbioso e gelido. Rinserrai immediatamente la finestrella della camerata, provando un avvilente senso di piccolezza, e mi costruii addosso un’armatura di indumenti termici.
Scesi coi compagni in sala a tracannare due tazzoni di tè bollente e poi – moderno Don Chisciotte – spalancai l’uscio del rifugio e mi lanciai per primo nella tormenta, che però nel frattempo era – di colpo – clamorosamente cessata.
Quella domenica di giugno l’intera penisola sarebbe stata difatti preda di una eccezionale canicola: sul Ghiacciaio del Gigante, alle 5.30 del mattino, i miei ramponi calpestavano neve già mezza frolla e durante la marcia di aggiramento delle Aiguilles Marbrées (che intendevamo salire dal versante est) dovetti via via aprire ogni possibile cerniera per evitare di ritrovarmi infine a sguazzare dentro uno scafandro di sudore (per inciso, ero già alquanto irritato dal non essere riuscito a chiudere occhio per tutta la ... [per continuare a leggere, fai clic sul link qui in basso]