di mattiaortelli
Le valli alpine, modellate fin dalle età glaciali da cicli di avanzate e ritirate delle masse di ghiaccio, restano tutt’ora profondamente legate alla presenza di ghiacciai in alta quota. L’approvvigionamento idrico delle vallate risulta influenzato prepotentemente dalle fonti di origine glaciale: le attività umane stesse vengono condizionate dalle portate idriche di torrenti e fiumi alpini. L’entità di queste portate è indice di fusione più o meno marcata di neve e ghiaccio presente su queste aree, identificandosi come campanello di allarme di cambiamenti climatici sia zonali sia a più ampia scala. In relazione a questo ecco verificarsi la necessità di realizzazione di una rete di monitoraggio a carattere nazionale ed internazionale, che si traduce in un’assidua attività di rilievi glaciologici; da qui l’importanza di ottenere dati non solo glaciologici, ma nivometrici, nivologici e climatici in senso lato.
L’approfondita attività di campo realizzata in ambito glaciologico nel corso dei quindici mesi intercorsi tra il giugno 2012 e l’ottobre 2013 è stata alla base del presente studio sulle modalità di rilievo e monitoraggio degli apparati glaciali in contesto alpino.
Il lavoro sul campo è stato effettuato in collaborazione con enti operanti nel settore da molti anni, ed in particolare con la SMI (Società Meteorologica Italiana), le ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) di Lombardia e Valle d’Aosta, la ... [per continuare a leggere, fai clic sul link qui in basso]